R.P.: un caso pratico

R.P.: un caso pratico 150 150 valentina

LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE ED IL DRENAGGIO BIOENERGETICO: UN CASO PRATICO

COM’E’ POSSIBILE TRATTARE IL MAL DI SCHIENA CON LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE ED IL DRENAGGIO BIOENERGETICO: UN CASO PRATICO.

G.M. uomo di 50 anni addetto a lavoro in magazzino, si presentò nel mio studio a causa di un intenso dolore localizzato nel tratto lombare che lo accompagnava già da qualche tempo. Aveva cercato di trattare l’infiammazione attraverso iniezioni intramuscolo di voltaren e toradol, le quali tuttavia servirono solo da palliativi in quanto la sua schiena continuava a bloccarsi e a dargli problemi, dopo brevi periodi dalla sospensione della terapia farmacologica. Il giorno in cui si recò nel mio studio era da poco rientrato da Amsterdam doveva aveva passato dei giorni con sua moglie,  durante  i quali aveva effettuato un giro in tandem per la città, ma questo momento di svago influì negativamente sulla sua schiena. La risonanza magnetica che portò con sè non evidenziava alcun problema vertebrale, anzi la sua schiena a livello appariva perfetta.  Escludendo dunque la presenza di un’ernia o di una protrusione, pensai che il problema dovesse essere localizzato a livello muscolare ma tutto questo era ovviamente da constatare e la digitopressione plantare e paravertebrale avrebbero potuto fornito delle risposte.

Decisi dunque di programmare con lui un ciclo di cinque sedute di Riflessologia plantare (di seguito RP) e drenaggio bioenergetico seguendo la seguente strategia: Avrei iniziato ad agire nei primi 30/40 minuti di seduta con la tecnica della RP per riscaldare, allungare e rendere più elastici i muscoli paravertebrali attraverso la manipolazione dei piedi e comprendere al contempo se vi fossero squilibri anche su altri organi o regioni del corpo; poi avrei continuato,  per altri 30/40 minuti con il trattamento di drenaggio bioenergetico focalizzandomi sulle gambe, sui muscoli paravertebrali, le spalle, il collo e la testa

Durante la prima seduta iniziai testando il meridiano del surrene, che attraversa la parte interna della caviglia, per comprendere quante energie G.M. avesse a disposizione per affrontare il cambiamento. Ascoltando il meridiano potetti comprendere che G.M. oltre ad essere una persona molto equilibrata, aveva energie sufficienti per affrontare questo nuovo percorso che stavamo iniziando insieme e per attivare quel processo di auto guarigione insito in ognuno di noi che i trattamenti olistici favoriscono. La trattazione di entrambi i piedi non mostrò nulla di significativo in altri organi o zone del corpo, fatta eccezione per qualche problema ai denti curati anni prima, ma come ben si sa, il piede registra tutto e non cancella. Arrivata a trattare l’arco plantare, che rappresenta il punto di riflesso dell’intera colonna vertebrale, ho potuto constatare che il problema di G.M non aveva il suo centro focale nel tratto lombare lungo il quale avvertiva dolore, ma bensì in quello dorsale che irradiava il dolore in basso. Il trattamento bioenergetico avrebbe confermato o meno quanto appena riscontrato attraverso la pratica riflessologica. Un altro punto molto dolente era quello collegato al nervo sciatico nel piede sinistro: una volta fatta pressione sullo stesso G.M. ebbe un riflesso immediato a causa del dolore provocatogli. La strategia che avrei adottato per alleggerire tutta la sua muscolatura attraverso il trattamento di riflessologia plantare nel corso delle successive sedute sarebbe statala seguente: Movimento legno, loggia energetica di fegato e cistifellea, Punti riflessi ossa ed i tre organi interessati dal sistema: Fegato (generalmente in dispersione) reni e milza ( in tonificazione), valvola ileocecale – intestino e segmento vertebrale, tecnica della distensione immaginativa.

Dopo aver trattato i piedi di G.M. che ben risposero al trattamento in quanto iniziarono a sudare e a liberarsi da tutte le tossine, passai all’esecuzione del drenaggio bioenergetico che avrebbe interessato il resto del corpo. Il primo punto che colpì la mia attenzione prima di passare a trattare la muscolatura paravertebrale fu il polpaccio sx molto contratto e dolente alla digitopressione. Compresi che G.M. utilizzava una postura sbagliata andando a far carico su questa zona. Attraverso delle manipolazioni nel corso delle sedute avrei provato a decontrarlo. Passando al trattamento dei muscoli paravertebrali, G.M. non avvertiva dolore se non nel tratto che interessava le vertebre dorsali localizzate all’incirca tra D6 e D12. Il dolore in questa zona andava a confermare quanto ci aveva “raccontato”il piede: l’infiammazione a livello muscolare non aveva il suo epicentro nella muscolatura lombare ma bensì dorsale. Al termine della seduta effettuai una valutazione energetica lungo tutto il corpo e la temperatura appariva pressochè costante in ogni suo punto, dunque anche le parti in disequilibrio erano state equilibrate con il trattamento eseguito.  

Effettuai dopo la prima, altre quattro sedute per un totale di cinque sedute, svolte secondo il protocollo che avevo stabilito. Alla terza seduta G.M raccontava di non avere più alcun dolore, ma di voler proseguire con le altre due sedute, perché gli arrecassero maggiore beneficio e perché lui sentiva di prendere contatto con il suo sé più profondo e con il suo corpo durante le stesse.

G.M. non ha più subito ricadute, le quali erano frequenti dopo due settimane dalla somministrazione intramuscolo degli antinfiammatori ed antidolorifici, e la sua schiena ora sorride.  Tuttavia periodicamente si reca da me per evitare che la muscolatura possa contrarsi eccessivamente a causa delle sollecitazioni a cui il suo lavoro sottopone la stessa.

Il caso di G.M. fa comprendere come le terapie complementari, sia da sole, ma ancor più se utilizzate in modo sincrono possono essere un valido aiuto per la risoluzione di tantissimi problemi, non dimenticandosi di prendersi cura non solo dell’aspetto fisiologico o organico e di quello psichico ma anche dell’aspetto energetico dell’individuo, che risiede più in profondità dello stesso ed emerge attraverso dei segnali che a volte potrebbe risultare difficile da codificare. Del resto le nuove scoperte scientifiche ci stanno portando per la maggiore a pensare l’uomo in maniera diversa, quindi come potersi dimenticare della sua parte energetica?

Oggi noi sappiamo che l’uomo è essenzialmente un essere di luce. E la scienza moderna della fotobiologia ce ne sta fornendo le prove. Nel campo della salute le implicazioni sono enormi. Adesso sappiamo, per esempio, che la luce può generare, o arrestare, delle reazioni a catena nelle cellule, e che il danno genetico cellulare può essere virtualmente riparato , nel giro di alcune ore, da deboli fasci di luce.” Fritz Albert Popp

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